Analisi gemmologica a cosa serve

Analisi gemmologica a cosa serve

Investire in diamanti può essere rischioso se non si è esperti del settore, ma si tratta di un’operazione che se svolta con tutti i crismi può portare ad un ottimo ritorno economico e alla garanzia di aver investito in un bene rifugio: sicurezza garantita in caso di crisi finanziarie.

In questa breve guida verranno forniti tutti i dettagli e le accortezze alle quali attenersi nel momento in cui si desidera far valutare un diamante sia che lo si voglia acquistare, sia nel caso in cui si intenda venderlo.
Il primo passo è sicuramente quello di rivolgersi ad esperti del settore.

L’Istituto Gemmologico di Roma
L’IGR, situato nel quartiere Appio Claudio, è una società da oltre dieci anni operante nel settore della compravendita di diamanti e preziosi, che ha dato origine ad un laboratorio di analisi e certificazione delle pietre preziose, altamente specializzato.

L’esperienza dell’Istituto è sinonimo di assoluta garanzia per chiunque intenda richiedere una perizia e successiva valutazione di qualsiasi tipologia di pietra preziosa.

Ciò che preme sottolineare è l’assoluta imparzialità ed indipendenza del laboratorio, così come sono imparziali ed indipendenti tutte le valutazioni gemmologiche effettuate presso esso. Operazioni di analisi che vengono ovviamente svolte rispettando tutti i regolamenti nazionali ed internazionali in materia.

L’analisi gemmologica
Giunto in mani esperte, il diamante viene sottoposto ad una perizia gemmologica: un’analisi attenta che si basa su una serie di parametri comunemente noti come 4C: Cut (taglio), Carat (Carati), Color (colore) e Clarity (purezza). Maggiore è la qualità di questi parametri, maggiore sarà la valutazione economica della pietra.

Il taglio
Com’è facilmente intuibile, dei quattro parametri, il taglio è l’unico dipendente dall’azione dell’uomo, al contrario degli altri tre che sono collegati ad aspetti strettamente naturali.

Il Cut è fondamentale, poiché caratterizza la capacità del diamante di riflettere la luce. Migliore sarà il taglio, maggiore sarà la luminosità del diamante.

Ovviamente l’intervento di taglio, determina anche la forma che la pietra preziosa avrà, quella tonda è ufficialmente riconosciuta come migliore per due precisi motivi: il primo sempre per quanto riguarda la luminosità, perché la forma circolare è perfettamente simmetrica e per tale ragione ha ottime capacità di rispecchiare la luce.

Il secondo motivo è perché è una forma semplice, dotata di alcune linee guida facilmente individuabili e in grado di determinarne in modo preciso le proporzioni.

Com’è intuibile, però, esistono anche altre forme di diamante oltre al Round (Cerchio), e le più comuni sono le seguenti: Asscher, Emerald, Oval, Marquise, Pear, Radiant, Princess, Heart, Cushion.

Il carato
Un errore molto comune consiste nel confondere questo parametro con la dimensione, ma in realtà si tratta di un’unità di misura: il peso del diamante.

Un carato equivale a 0.2 grammi, ma lo si può dividere anche per cento punti ad esempio: 0.50 carati possono essere indicati anche come 50 punti. Ad influire sul prezzo, però, non è solamente il peso, perché aumentando la dimensione del diamante il prezzo salirà in modo esponenziale, in virtù della sua rarità.

Il colore
La classificazione dei diamanti in base al loro colore è definita da dei parametri di valutazione espressi dal GIA (Gemological Institute of America). La gamma di colori possibili va da bianco ghiaccio a bianco caldo.

I diamanti più rari e preziosi sono quelli che presentano un’assenza di colore e vengono classificati come D. Seguono poi: E che indica un color bianco eccezionale; F bianco extra +; G bianco extra; H bianco; I/J che classificano i bianchi con una leggera parvenza di colore; K/L bianco con colore ed infine M/N/O/P/R/S/Z i diamanti meno pregiati poiché molto colorati.

La purezza
Nel suo processo di formazione, il diamante può generare delle inclusioni. Si tratta di piccole fratture o presenza di altri minerali visibili solamente con degli strumenti specifici, di cui dispone un laboratorio gemmologico.

Meno inclusioni presenta, maggiori saranno la purezza e il valore del diamante.

Come nel caso del colore, anche per quanto riguarda la purezza vi è una classificazione ufficiale: IF Interamente puro; VVSI1/VVS2 Inclusione piccolissima difficile da vedere; VVSI1/VVS2 Inclusione molto piccola difficile da vedere; SI1/SI2 Piccola inclusione ma visibile facilmente; P1/P2/P3 Inclusione a vista.

Questi sono i quattro fondamentali parametri sui quali si basa una corretta analisi gemmologica, ma va comunque fatto presente che sono molti altri gli aspetti che influiscono nella valutazione definitiva del diamante. Per citarne alcuni: la dimensione, il trattamento, la fluorescenza, l’ologramma e così via.

Il certificato gemmologico
Terminata l’analisi del diamante, il laboratorio fornisce un certificato che a tratti potrebbe ricordare una carta d’identità. Si tratta di un documento che ne attesta in primis l’autenticità e successivamente ne classifica il valore.

Il certificato gemmologico è pressoché indispensabile per chiunque intenda comprare o vendere un diamante e, come tutti i documenti d’identità, anche questo ha una scadenza. Occorre infatti aggiornarlo di volta in volta effettuando nuove valutazioni del prezioso.