Ci sono giorni in cui ti alzi al mattino, ti metti al computer o prendi la macchina per andare in ufficio, e quando guardi l’orologio… è già sera. Ti domandi se nel mezzo hai vissuto, o se hai solo fatto una lista infinita di cose per qualcun altro. Ecco, quella sensazione di non avere più un confine tra chi sei e quello che fai è esattamente il punto in cui il famoso work-life balance ha fatto le valigie e se n’è andato.
Ci ho sbattuto la testa più volte, credimi. E ogni volta mi sono detto “da domani cambio”, ma poi ti trovi di nuovo a rispondere all’email delle 22.45 mentre scaldi la cena al microonde. Se anche tu sei in quel limbo, siediti. Respira. Ti racconto cinque cose che mi hanno aiutato a non perdere l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Non sono regole, sono scelte. E, come tutte le scelte, ogni tanto fanno male. Ma funzionano.
Dai un perimetro al lavoro (come se fossi l’architetto della tua giornata)
Non esiste un orario perfetto. Però esiste una soglia che, una volta superata, ti fa diventare una specie di zombie col sorriso finto. Io quella soglia l’ho trovata dopo essermi reso conto che, se restavo reperibile h24, il lavoro si mangiava tutto il resto. Ho chiuso la porta a certe abitudini tossiche. Letteralmente. L’ho fatto iniziando con il silenziare le notifiche quando finivo. Non il telefono: io. Mi sono messo dei paletti. Dopo una certa ora, non mi si trova più, almeno per il lavoro. Perché alla fine, se ci pensi, se non dai tu un confine netto, nessuno si farà problemi a scavalcarlo.
Mi è capitato di sentirmi in colpa. La verità? Quando impari a dire “basta”, ti accorgi che nessuno ne fa un dramma, tranne te.
Il tempo libero non arriva, te lo devi andare a prendere
A me faceva sorridere chi diceva “se hai tempo”. Tempo? Ma quale? Non si trova, il tempo libero. Si crea. Si ruba, a volte. E, quando non basta, si difende. Mi sono accorto che riempire l’agenda è il modo più elegante che abbiamo per distrarci da quello che conta davvero. E ho buttato via la mia, a un certo punto.
Oggi faccio una cosa molto semplice (e ti giuro che non serve un’app). Mi sveglio e decido qual è la cosa importante di quella giornata. Una sola. Il resto è rumore di fondo. E quando mi accorgo che sto girando a vuoto, esco. Vado a prendere aria, pure se fuori piove. Oppure metto la musica a palla. Non sono pause, sono fiammiferi accesi quando tutto si sta spegnendo.
Il work-life balance, alla fine, è proprio questo: sapere quando accendere la luce.
Se non ti prendi cura di te, il resto viene giù come un castello di carte
Non so se hai mai visto un equilibrista. Non corre, non si lancia. Cammina piano, controllando ogni passo. Ecco, il tuo benessere personale è quella corda tesa. Se non ci stai attento, cadi.
Io ho iniziato a proteggere il mio spazio personale con la stessa gelosia con cui proteggo il mio caffè al mattino. Un’ora tutta mia, ogni giorno, senza sconti. Non c’è scadenza che tenga. A volte la passo a leggere, altre a guardare film assurdi che non consiglierei a nessuno. Ma in quell’ora nessuno bussa. Nemmeno io.
Sai cosa succede? Che torni al lavoro più sveglio. E che ti ricordi chi sei, fuori dal ruolo che ricopri. Il work-life balance non è un lusso da ricchi. È la cosa che ti permette di restare in piedi mentre tutto il resto corre.
Saper dire no è una palestra, ma diventi fortissimo
Lo ammetto, all’inizio non ci riuscivo. “No” era una parola che mi si inceppava in gola. Dicevo sì a tutto, come se avessi paura che gli altri mi giudicassero pigro, scortese, poco collaborativo. Ma poi ho scoperto che quando dici sempre sì, il primo a sparire sei tu.
Ho iniziato a dire no a piccole cose. Alla riunione che non mi riguardava. All’amico che voleva vedermi in un giorno in cui sapevo che sarei stato un rottame. E sai che è successo? Nulla. Il mondo non è finito. La gente ha capito. Anzi, spesso ha apprezzato la sincerità. Il no è diventato un atto di rispetto. Verso di me, prima di tutto. Se vuoi un work-life balance decente, devi mettere qualche no in mezzo ai sì. Non c’è scampo.
Se lavori in un posto che ti strozza, non è colpa tua (ma puoi cambiare l’aria)
Questa è tosta, lo so. Non sempre hai scelta. Ma se l’ambiente in cui lavori ti fa sentire un criceto su una ruota che gira e gira, non puoi sperare di trovare equilibrio solo con la forza di volontà.
Io a un certo punto ho avuto la fortuna di lavorare in un contesto dove la flessibilità non era vista come un premio, ma come una regola di buon senso. E cambia tutto. Lavorare da casa quando serve. Prendere un’ora libera se hai bisogno di staccare. Non dover giustificare ogni respiro.
Non sempre si può mollare tutto, ma almeno puoi iniziare a cercare un posto migliore. E, nel frattempo, proteggerti il più possibile. Perché nessuno merita di perdere la salute per uno stipendio. Il work-life balance non lo trovi in saldo. Ma quando lo hai, ti accorgi che respiri meglio.
Ecco, queste sono le mie cinque. Non regole, come dicevo prima, ma strade. Non ci si arriva sempre dritti: si sbanda, si torna indietro, si sbuffa. Però se non provi, rimani fermo. E la vita non aspetta.