Trap: musica o fenomeno sociale?

Trap: musica o fenomeno sociale?

La musica trap al giorno d’oggi contraddistingue l’immaginario di molti adolescenti, che si rifanno alle espressioni tipiche di questo genere musicale. Nel nostro Paese la trap può essere considerata come una musica derivativa, dal momento che la maggior parte dei suoi temi più frequenti e delle sue sonorità ricorrenti provengono dalla trap degli Stati Uniti. Ma anche questa non è una novità, essendo diretta erede del rap, e in particolare del peculiare stile gangsta rap che si diffuse nella West Coast americana, soprattutto nei sobborghi più pericolosi e malfamati di Compton, vicino a Los Angeles, dove si fronteggiavano le bande giovanili urbane dei Bloods e dei Crips.

La nascita del genere trap

La trap come genere, in ogni caso, è nata sulla East Coast: il punto di riferimento è la città di Atlanta, dove il gangsta rap è stato rivitalizzato. Così, si è diffusa una tendenza nuova fra i tanti stili che definiscono la cultura hip hop e soprattutto il rap. Nella trap, esattamente come avviene per il gangsta rap, i temi e i modelli che si ripetono sono un riflesso di vite in cui dominano il razzismo e il degrado urbano, ma anche la violenza più estrema, spesso frutto di un abuso consistente di droghe. I protagonisti sono cantanti che nella maggior parte dei casi provengono da minoranze che si trovano ai margini della società, parte di un mondo in cui lo spaccio di strada si intreccia con le dinamiche della segregazione e la vita clandestina tipica delle gang. La trap si chiama così perché racconta delle trappole in cui si trovano imprigionati gli americani di Serie B, per i quali l’American Dream non esiste.

Una musica cupa

Ecco, quindi, che è una musica molto densa e ancora più cupa quella che viene ascoltata dagli adolescenti americani e da quelli italiani. Un genere quasi narcotizzante, con un effetto tra il sedativo e l’ipnotico, come se si trattasse di benzodiazepine, in cui dominano i bassi pesanti e trattenuti. La scelta delle parole è accurata, a volte solo in base al loro suono, in altri casi con l’intento di generare non tanto dei racconti, quanto delle immagini frammentarie e lisergiche. Autotune e vocoder sono strumenti elettronici che distorcono la voce e in un certo senso la falsano.

L’allegria non è di casa

Di certo la musica trap non si può definire vitale e nemmeno allegra: un discorso che riguarda sia gli ambienti sonori che i testi. Il problema è che in questi testi i nostri figli si rispecchiano, ed è per questo motivo che non bisogna adottare un atteggiamento di snobismo nei confronti della musica trap, ma al contrario è essenziale analizzarla, anche per capire che cosa vogliono e che cosa desiderano gli adolescenti. Ragazzi che spesso devono fare i conti con la desolazione e con la paura di rimanere isolati, come se si trovassero a vivere in una realtà che è sempre in procinto di collassare da un momento all’altro.

La trap in Italia

In Italia, la scena trap riprende alcuni dei topic che sono caratteristici del genere nel Nord America, a cominciare dall’attenzione riservata al denaro, passando per l’atteggiamento di interesse verso la droga e il disprezzo nei confronti della donna, spesso ritenuta solo strumento di piacere. Ma ci sono anche altre tematiche da non trascurare, come la violenza nei quartieri, che a volte viene raccontata solo per una posa ma in molti altri casi è figlia di una narrazione autobiografica. E poi c’è l’aggressività mostrata e ostentata nei confronti di gruppi diversi, che magari appartengono a un’etichetta discografica differenti.

I temi più intimisti

Non che nella trap gli argomenti più intimisti siano del tutto assenti: ogni cantante ha una biografia personale che, più o meno romanzata, viene riversata nei testi delle canzoni. Al di là degli spacciatori, dunque, c’è una realtà sociale eterogenea: e se in Italia il razzismo non è sentito come in America, a colpire sono le differenze economiche e di classe, più che di quelle etniche. Side Baby è uno dei trapper più famosi, e ha fatto parte della Dark Polo Gang, una boyband di riferimento in questo settore: ha cantato anche la sua dipendenza dagli psicofarmaci e dalle droghe.

Psicofarmaci e assuefazione

La pulsione di morte che fuoriesce dalle parole e dai testi di Side Baby è davvero intensa. Questa è una peculiarità di molti cantanti di musica trap: anche nei brani dai temi e dai toni in apparenza più leggeri si notano cattiveria e stanchezza, con un tono di voce ipnotico e uno sguardo fisso. Gli anestetici e gli psicofarmaci, reali o metaforici che siano, diventano medicine che vengono usate come una vera e propria droga, capace di dare assuefazione e quindi senza più effetti. Il baratro si fa sempre più vicino, e questo porta ad andare oltre i limiti al fine di sperimentare emozioni che sembrano dimenticate.

La droga e la musica trap

Nei brani trap, una delle protagoniste è appunto la droga, che viene mostrata con orgoglio e ostentata quasi in gesto di sfida nei confronti della società: la si spaccia e la si consuma, fino a diventare quasi un tema ossessivo. Eppure non c’è traccia di tossicodipendenza, perché la droga non viene raccontata come portatrice di morte ma solo come strumento di reazione alla cattiveria del mondo. Ci si droga perché non si è in grado di confrontarsi con sé stessi e non si riesce a farlo nemmeno con la società.

La via di fuga dal mondo

Con la droga si ha a disposizione una comoda via di fuga: chi non è in grado di adattarsi alla società si droga, perché è pieno di ansia e non riesce a sopportare le emozioni. Ne parla per esempio Tha Supreme, che nella sua musica parla del suo rapporto con un ansiolitico, lo Xanax, che non riesce a curare i suoi disagi e che, anzi, lo porta in una situazione di dipendenza sempre più grave e difficile da sostenere.