Squid Game: il successo planetario inaspettato della serie tv coreana firmata Netflix

Squid Game: il successo planetario inaspettato della serie tv coreana firmata Netflix

Il fenomeno del 2021 su Netflix è stato senza dubbio Squid Game, che anche in Italia ha ottenuto un successo straordinario. E addirittura sorprendente, se si pensa che si tratta di una serie tv coreana, più nel dettaglio un contenuto audiovisivo proveniente dalla Corea del Sud, un Paese che di certo non ha una lunga tradizione nel settore delle produzioni tv apprezzate nel nostro Paese. Eppure sono state sufficienti poche settimane per raggiungere più di 130 milioni di utenti, il che ha fatto bene anche ai conti trimestrali di Netflix. Tante sono le chiavi del successo di questo prodotto, come per esempio il conflitto eterno che sintetizza le storie umane, ma anche una visione del mondo a dir poco disarticolata.

I numeri di Netflix

Le cifre che ruotano attorno al fenomeno Netflix lasciano spesso a bocca aperta. Alla fine del 2020 in tutto il mondo gli abbonati erano più di 200 milioni, per un giro di affari complessivo di più di 25 miliardi di dollari. Il gigante dello streaming con sede in California continua a sfornare serie che mietono successi a livello planetario. Basti pensare a Emily in Paris, che ha emozionato qualcosa come 58 milioni di persone: lo ha confermato Ted Sarandos, che è il braccio destro del Ceo Reed Hastings, gran capo di Netflix.

Squid Game

Emily in Paris è presente nella graduatoria delle serie tv più seguite a livello globale: si tratta di una classifica che tiene conto non dei singoli utenti ma degli account che per almeno due minuti hanno fruito di un certo contenuti. Nella graduatoria non è presente Squid Game, che è stato il fenomeno dello scorso autunno attirando l’attenzione di più di 130 milioni di utenti nel giro di poche settimane. Secondo quanto è stato reso noto da Bloomberg, questo prodotto ha garantito guadagni straordinari, raggiungendo un valore di circa 900 milioni di dollari a fronte di un costo iniziale di poco superiore ai 20.

Quanto tempo si passa su Netflix

L’importanza di questi dati emerge in tutta la sua evidenza soprattutto se si tiene conto del tempo che gli utenti trascorrono in collegamento con la piattaforma. In fin dei conti, è proprio questo l’aspetto che condiziona di più le dinamiche dei contatti dal punto di vista commerciale. Si tratta, in altri termini, di valutare la resa in proporzione al consumo di banda. In media un episodio di una serie tv ha una durata di 50 minuti: se lo si guarda usando una smart tv in bassa risoluzione, a seconda della modalità di visione e della qualità della rete si consumano circa 300 MB. Moltiplicando questo numero per tutti i giorni del mese, ecco che si parla di decine di GB.

La fruizione della tv con Netflix

Non è superfluo, poi, scoprire la quantità di tempo che ogni soggetto consuma guardando Netflix, anche perché si tratta di tempo che, evidentemente, non viene utilizzato per guardare i prodotti della concorrenza, che si parli di streaming o di tv lineare. Il Report sugli ascolti tv nel 2020 diffuso da Confindustria Radio Tv sottolinea una crescita su base annuale dell’ascolto medio nella giornata totale di oltre l’11% tra il 2019 e il 2020, per un totale di circa 11 milioni e 100mila spettatori. Per quanto riguarda la prima serata, la crescita è di oltre il 9%, con 25 milioni e 100mila utenti. A supportare l’aumento è soprattutto la crescita di quasi 30 minuti del tempo di visione, praticamente il 12% in più fra il 2019 e il 2020, per un totale di 4 ore e 33 minuti ogni giorno. Sulla base di questi numeri, non è sbagliato affermare che la competizione effettiva riguarda non il numero di telespettatori, ma la capacità di suscitare attenzione, che si verifica dando uno sguardo ai minuti spesi.

Gli avversari di Netflix

Insomma, Netflix è in costante crescita, ma la concorrenza non sta certo a guardare: sia in Italia che negli altri Paesi del mondo, infatti, ci sono due seri concorrenti come Disney+ e Amazon Prime Video. Se si fa riferimento a ciò che è stato reso noto poco tempo fa da Justwatch, nel nostro Paese mettendo insieme i tre operatori si arriva a una copertura di più del 70% del mercato. Prendendo in esame la tipologia di offerta, si scopre che la produzione seriale che gli italiani apprezzano di più è quella del tv drama, con quasi il 56% delle preferenze di visione, mentre molto più staccati sono il genere avventura ed action e quello comedy, rispettivamente fermi al 17 e al 12%.

La narrazione seriale

Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, quale sia il motivo per il quale, in Italia come nel resto del mondo, la narrazione seriale venga apprezzata dal grande pubblico in misura superiore a quel che avviene per il film. Si tratta di un fenomeno che coinvolge realtà geografiche con culture differenti: se Squid Game è diventato un fenomeno in tutto il mondo, è evidente che non si è trattato solo di colpire i gusti degli italiani, ma anche quelli dei sudcoreani, degli argentini, degli australiani, e così via. Ma ovviamente un discorso simile può essere esteso anche ad altri prodotti come La Regina degli Scacchi e la Casa di Carta. Non che il fenomeno Netflix sia nuovo: in fin dei conti la stessa cosa era successa negli anni Ottanta con Dallas.

Come i fumetti e i fotoromanzi

Si può ipotizzare, dunque, che il tratto peculiare della narrazione televisiva di oggi sia la serialità così come questa lo era in passato per la carta stampata. Un esempio su tutti è offerto dai fotoromanzi o dai fumetti: nomi come quelli di Grand Hotel e di Tex Willer hanno contribuito a costruire l’immaginario collettivo degli italiani. Se poi ogni episodio si conclude senza concludersi, e cioè lasciando in sospeso il lettore o lo spettatore, è ovvio che si è portati ad aspettare la puntata successiva per capire che cosa succederà. Gomorra, non a caso, si basa su questo metodo di racconto. E Netflix in questo caso non c’entra.