Qualche anno fa, se mi avessero detto che un giorno avrei potuto lavorare sorseggiando un caffè in un bar di Lisbona o rispondere alle email dal terrazzo di un ostello a Chiang Mai, probabilmente avrei sorriso e cambiato discorso. E invece oggi ci siamo dentro fino al collo. I nomadi digitali non sono più creature mitologiche: esistono, si muovono, fanno riunioni via Zoom tra un volo low-cost e una lezione di surf. Ma davvero è tutto così facile come sembra? Spoiler: dipende. E adesso ti spiego perché.
Chi sono davvero i nomadi digitali (e perché tutti ne parlano)
C’è chi li immagina con il laptop sulle ginocchia e la birretta in mano, in qualche isoletta sperduta. E non è del tutto sbagliato. I nomadi digitali sono quelli che hanno detto addio alla vecchia scrivania per mettersi in viaggio, portandosi dietro solo una connessione internet e un bel po’ di adattabilità. Lavorano da remoto, certo, ma non è solo una questione di luoghi esotici o tramonti spettacolari su Instagram. È una filosofia di vita. È scegliere ogni giorno dove svegliarsi, magari cambiando città come si cambiano i calzini (ma con un po’ più di criterio, fidati).
Io ci ho pensato un sacco di volte. L’idea di vivere senza radici, o meglio, con radici leggere da spostare al bisogno, ha un fascino che non si discute. Però non basta caricare uno zaino e salire sul primo aereo. Essere nomade digitale è anche un lavoro in sé. E no, non sempre è tutto rose e fiori.
Come si diventa nomadi digitali (e non schiattare alla prima difficoltà)
Non c’è un manuale di istruzioni, te lo dico subito. Ognuno ha la sua storia. Però qualche dritta pratica la posso dare. Prima di tutto serve un mestiere che ti permetta di guadagnarti la pagnotta senza dover timbrare un cartellino. Tradotto: lavori digitali, e non solo quelli da “smanettoni”. C’è chi scrive (come me), chi disegna, chi programma, chi fa consulenza. Non importa cosa fai, ma devi poterlo fare ovunque, che sia il salotto di casa o un bungalow a Bali.
Poi viene il resto. Per esempio, imparare a gestire il tempo quando nessuno ti guarda le spalle. Essere il capo di te stesso è fantastico, ma anche un bel peso. Nessuno ti dice quando staccare o quando metterti sotto. E ti assicuro che non è facile ignorare il richiamo di un mare cristallino quando fuori dalla finestra hai l’oceano e sulla scrivania solo scartoffie digitali.
Ah, quasi dimenticavo. Metti in conto anche di dover imparare a vivere leggero. Non solo con le cose materiali (niente armadi pieni di vestiti o mille oggettini da collezionare), ma anche nella testa. I nomadi digitali si portano dietro solo l’essenziale, sia nello zaino che nella vita.
I vantaggi di essere un nomade digitale (e perché ne vale la pena)
Dai, non prendiamoci in giro: ci sono giorni in cui penso che questa sia la migliore scelta mai fatta. La libertà di potermi spostare quando e dove voglio non ha prezzo. Se piove troppo, cambio emisfero. Se mi stanco di una città, faccio le valigie e via. Lavoro al mattino e al pomeriggio mi infilo le scarpe da trekking per scoprire un sentiero nuovo o, se capita, mi butto in acqua con la tavola da surf.
E poi c’è la cosa che secondo me fa la differenza: le persone. Da nomade digitale conosci gente che ha storie incredibili, che vive fuori dagli schemi. E questo, credimi, ti apre la testa in un modo che non pensavi fosse possibile.
Certo, è anche una sfida. Non sempre trovi una connessione decente (ricordo ancora una riunione fatta dal Wi-Fi di un McDonald’s in Romania… lasciamo perdere). Però è proprio questo il bello: impari ad arrangiarti, a cavartela in qualsiasi situazione. Diventi un piccolo MacGyver del lavoro online.
Le sfide che non ti raccontano (e che devi sapere prima di partire)
Ora non voglio fare il guastafeste, ma ci sono aspetti che vanno detti chiaro e tondo. La vita da nomade digitale non è solo sorrisi e tramonti. A volte ti senti solo, lontano dagli amici e dalla famiglia. A volte perdi voli, resti bloccato in dogana o finisci in un appartamento che su Booking sembrava il paradiso e poi scopri che condividi il bagno con una colonia di formiche.
E il lavoro? Beh, non sempre è stabile. I mesi in cui guadagni bene ci sono, ma ci sono anche quelli in cui ti chiedi se hai sbagliato tutto. Ecco perché serve una bella dose di sangue freddo e, se posso permettermi, un gruzzoletto da parte per i tempi di magra.
Ci sono poi le beghe burocratiche. Tasse, visti, assicurazioni sanitarie… non è roba che puoi ignorare. E fidati, a forza di rimandare ti ritrovi nei guai. Parlo per esperienza.
Vivere e lavorare ovunque: si può davvero fare?
Se ti stai chiedendo se sia fattibile vivere ovunque e lavorare mentre giri il mondo, ti rispondo così: sì, si può, ma non è per tutti. Non è il Paese delle Meraviglie. Richiede pazienza, spirito di adattamento e tanta voglia di mettersi in gioco. È una scelta di vita, mica un hobby del fine settimana.
A me ha cambiato la vita. Oggi non so esattamente dove sarò tra sei mesi, e va bene così. Mi sento libero. Però ho imparato che la libertà non è fare sempre quello che vuoi, ma sapere cosa sei disposto a lasciare per avere quello che desideri. E io, a certe comodità, ho detto addio senza rimpianti.
Tirando le somme (e qualche consiglio da amico)
Diventare nomadi digitali non è solo un cambio di residenza, è un cambio di pelle. Si rinuncia a qualcosa, ma si guadagna molto di più: esperienze, incontri, libertà mentale. Se stai pensando di provarci, il mio consiglio è di buttarti, ma con la testa sulle spalle. Non romanticizzare troppo, ma nemmeno farti spaventare.
Inizia magari stando via un mese, prova a lavorare in un posto nuovo. Guarda come ti senti. Poi, se ti piace, spicca il volo. Perché, sì, vivere e lavorare ovunque è possibile. Non semplice, ma possibile. E spesso, le cose migliori non sono mai quelle più facili.