AI marketing automation: come migliorare la customer experience e aumentare le conversioni

AI marketing automation: come migliorare la customer experience e aumentare le conversioni

Hai mai avuto quella sensazione, quando entri in un negozio e il commesso capisce al volo quello che cerchi, quasi ti leggesse nel pensiero? Ecco, l’AI marketing automation è un po’ la versione digitale di quella magia lì. Solo che non hai davanti una persona in carne e ossa, ma un algoritmo che, se ci pensi, è pure più sveglio di certi commessi che fanno finta di non vederti.

Ma che cos’è davvero ‘sta AI marketing automation?

Ok, facciamo che te lo spiego senza troppe menate tecniche, ché tanto non servono a nessuno. L’AI marketing automation è quella roba che permette alle aziende di sapere prima di te cosa ti interessa, quando te lo devono proporre e – dettaglio non da poco – in che modo farlo senza darti sui nervi. E lo fa sfruttando l’intelligenza artificiale, mica il mago Otelma.

In pratica, funziona così: tu navighi un sito, magari passi dieci minuti a guardare scarpe da ginnastica, e il giorno dopo – ops! – ti arriva l’email con un bello sconto sulle scarpe che avevi adocchiato. Coincidenze? Io non credo. È l’AI che, zitto zitto, si è fatta un giro tra i tuoi click e ora ti propone la caramella giusta al momento giusto. E tu, che magari non volevi nemmeno comprare niente, ti ritrovi la carta di credito in mano senza neanche accorgertene.

La customer experience? meglio se c’è l’AI a dargli una spinta

Ti è mai capitato di sentirti un numero? Di entrare su un sito e vedere le solite offerte, le solite newsletter che sembrano mandate a caso? Ecco, quando le aziende usano l’AI marketing automation come si deve, quella sensazione sparisce. Ti senti ascoltato, quasi coccolato. E fidati, questa roba conta più di quanto si pensi.

L’intelligenza artificiale è come quel barista che sa già che vuoi il caffè macchiato freddo prima ancora che tu apra bocca. Solo che lo fa su scala gigantesca, per centinaia di migliaia di clienti. Ti analizza, ti studia (lo so, suona inquietante, ma è così), capisce cosa vuoi e te lo serve su un piatto d’argento. E non è solo questione di offerte personalizzate, eh! Parliamo anche di chat che ti rispondono subito, siti che sembrano costruiti apposta per te, messaggi che arrivano quando sei pronto a riceverli. Un altro pianeta, davvero.

Aumentare le conversioni… senza che la gente se ne accorga

E qui viene il bello. Perché sì, l’obiettivo è vendere di più. Ma farlo senza sembrare disperati. L’AI marketing automation riesce a guidare le persone lungo il percorso d’acquisto come se fosse un amico che ti dà un consiglio, non un venditore che ti assilla per farti comprare.

Ti spiego meglio. L’AI analizza quello che fai, cosa guardi, quando abbandoni il carrello (ahi ahi) e quando invece sembri carico per fare clic su “compra ora”. E intanto aggiusta il tiro, cambia l’annuncio, sposta il budget pubblicitario dove serve, testa messaggi diversi fino a trovare quello che funziona. Roba che un umano ci metterebbe settimane a fare… l’AI lo fa in tempo reale. Non dorme mai. Beata lei.

Alla fine, vendi di più e – se hai fatto le cose bene – nessuno si accorge che dietro c’è una macchina che ha orchestrato tutto. È come quei film in cui il mago fa sparire l’elefante e nessuno capisce come diavolo abbia fatto. E intanto gli applausi piovono.

Ok, ma da dove si parte? e come si fa a non fare pasticci?

Ti dico la verità: buttarsi a pesce nell’AI marketing automation senza un minimo di testa è il modo più rapido per farsi del male. Non è che installi un bot e puff, le vendite schizzano. Devi partire dai dati. E non è una frase fatta: senza dati, sei come uno che cerca di pescare senza sapere se c’è acqua sotto.

Prima raccogli tutto quello che puoi sui tuoi clienti (ovviamente rispettando le regole, eh… niente furbate!). Poi inizi a segmentare, cioè dividi il pubblico in gruppetti con interessi e comportamenti simili. A quel punto puoi usare piattaforme che ti aiutano a far partire campagne, email, chatbot, notifiche, tutto calibrato come un orologio svizzero. Ma sempre ricordando che la tecnologia non fa miracoli se dietro non c’è una strategia chiara e un po’ di buon senso.

E qui lo dico: se pensi di sostituire il cervello con l’AI, hai capito male. L’AI è un aiuto, non la bacchetta magica.

Il rovescio della medaglia? ce n’è sempre uno!

Dai, diciamolo: tutta questa potenza fa gola, ma un minimo di attenzione serve. Perché i clienti non sono solo numeri. Sono persone, con emozioni, paure, paranoie. Se usi male l’AI, rischi di diventare invadente. Di far scattare l’allarme “Big Brother is watching you”. E se perdi la fiducia, addio clienti.

C’è poi il tema dei bias. Gli algoritmi non sono neutri. Se i dati che gli dai sono “sporchi” o incompleti, lui farà errori. Magari non li vedi subito, ma poi saltano fuori e non è mai bello.

Insomma, bisogna andarci piano, usare l’AI marketing automation con criterio. Trasparenza, rispetto, etica. Sono parolone, ma se le dimentichi sei nei guai.

E quindi? vale la pena buttarsi sull’AI marketing automation?

Secondo me sì. Anzi, è quasi obbligatorio se vuoi stare al passo con i tempi. Però ci vuole testa, curiosità e voglia di imparare. Non si tratta solo di tecnologie nuove, si tratta di cambiare mentalità. E magari di fare qualche casino all’inizio, ma pazienza: si impara anche da quelli.

L’AI marketing automation può fare la differenza tra un brand che rimane impresso nella testa della gente e uno che scompare nel mare delle offerte tutte uguali. Sta a te decidere da che parte stare.