IMU: che cos’è e come si calcola

Approvata nel dicembre 2011 col decreto “Salva Italia” varato dal governo Monti, la famigerata IMU (Imposta Municipale Unica) ha reintrodotto la tassazione sulla prima casa cancellata dal governo Berlusconi nel 2008, quando ancora la gabella sugli immobili di proprietà andava sotto il nome di ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). Trascorso ormai un mese dalla scadenza per il pagamento della prima rata e a pochi giorni dal secondo termine, fissato al 17 settembre, per chi ha scelto la soluzione in tre scaglioni, vediamo come calcolare l’ammontare di questa imposta tanto discussa e controversa. Per il calcolo IMU è necessario considerare innanzitutto la rendita catastale dell’immobile che può essere reperita sull’atto di compravendita dello stesso oppure facendo riferimento al sito dell’Agenzia del Territorio, ove sarà sufficiente consultare la pagina delle visure catastali, accedere al servizio e compilare il modulo con i dati ivi richiesti, ossia il codice fiscale dell’intestatario del bene e gli estremi catastali di quest’ultimo, quali ad esempio Provincia e Comune ove esso è ubicato. Il valore così trovato andrà quindi maggiorato del 5%, in modo da ottenere il dato che costituisce la rendita catastale rivalutata (RC). Il secondo passo consiste nell’identificazione del moltiplicatore (M) da applicare alla RC, il quale varia in base alla classificazione dell’immobile. Per tutti gli immobili di classe A (case private, ad eccezione di uffici e studi privati che rientrano nella categoria A/10), di classe B (servizi) e classe C (servizi), il moltiplicatore è pari a 160. A capannoni ed alberghi (D) e ad uffici e studi privati (A/10) viene invece applicato un moltiplicatore di valore 85, che è invece pari a 55 per le botteghe e i negozi (C/10). Il dato ottenuto combinando M e RC va a rappresentare la base imponibile su cui viene applicata l’IMU, ossia il valore catastale (VC). Sul VC va infine applicata l’aliquota della tassa che, ricordiamolo, è del 4 per mille sulla prima casa e del 7,6 per mille sulla seconda, anche se ogni singolo Comune può introdurre delle variazioni all’interno di un range del 2 per mille per la prima casa e del 3 per mille sulla seconda. Dall’IMU lorda così ottenuta vanno infine sottratte le detrazioni, che ammontano a 200 euro di base con aggiunta di 50 euro per ogni figlio di età pari o inferiore ai 26 anni che risieda nell’immobile tassato.